La selvicoltura è la pratica derivata dalla millenaria interdipendenza tra bosco e uomo. Le conoscenze accumulate nei millenni sono state consolidate nella selvicoltura come disciplina scientifica, sviluppata sull’integrazione tra tutela delle funzionalità dell’ecosistema ed intervento sul bosco per soddisfare l’ampia gamma di richieste che la società presenta.
Le molteplici funzioni svolte dagli ambienti forestali sono essenziali per il benessere della società: se alcune di esse sono garantite anche da boschi in cui non si interviene, molte altre necessitano dell’intervento selvicolturale.
I boschi costituiscono infatti una componente del territorio con caratteri molto particolari: sia dal punto di vista emozionale che in termini materiali essi influenzano il benessere delle comunità del territorio, e non solo. Tale carattere travalica la “proprietà terriera”: in qualche misura il bosco è sempre un “bene comune”.
La gestione del bosco, privato, pubblico e collettivo che sia, è il modo con cui la società oggi può cercare di assicurare la tutela di questo bene comune. La gestione include, tra le opzioni selvicolturali a disposizione, anche modalità di non-utilizzo del bosco, come avviene nelle riserve integrali. E’ tramite la gestione che si procede a tutelare in modo opportuno i boschi, anche nel caso in cui si decida che sia di interesse della comunità il prelievo di legname, di legna da ardere, di altri prodotti o un utilizzo, ad esempio, semplicemente ricreativo.